
DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA…
GIRAMENTO DI MELONI - LA DUCETTA E' FURIOSA CON SALVINI E BERLUSCONI: E' RIMASTA AI MARGINI DELLA PARTITA DEL QUIRINALE E, CON LA TIGNA DEGLI ALLEATI DI TENERE DRAGHI A PALAZZO CHIGI, VEDE SFUMARE IL SOGNO DI ELEZIONI ANTICIPATE - GEREMICCA: "SENZA CONTARE IL SOTTO-PROGETTO DI QUEI DUE: TORNARE AD UNA LEGGE ELETTORALE PROPORZIONALE PER ESCLUDERLA DAI GIOCHI..."
Federico Geremicca per "la Stampa"
Si dice che Giorgia Meloni sia davvero furiosa con i cosiddetti alleati di centrodestra, e la si può capire. In questa confusa partita che si sta giocando intorno al Quirinale, infatti, si ritrova isolata e fuori dai giochi soprattutto per le scelte - anzi, la scelta - fatta da Salvini e Berlusconi: cercare di tenere Draghi a Palazzo Chigi per non interrompere la legislatura. Una provocazione per chi ha una strategia articolata, invece, su un unico punto: le elezioni anticipate.
BERLUSCONI SALVINI MELONI AL QUIRINALE
Senza contare il sotto-progetto di quei due: tornare ad una legge elettorale proporzionale per avviare, magari, una nuova conventio ad excludendum... Per di più - e questo dovrebbe davvero irritarla - tutto ciò mentre la cronaca di questi giorni fa intendere che il centrodestra potrebbe davvero provare a prendere i classici due piccioni con una fava: eleggere, cioè, un Presidente della Repubblica della propria area, determinando reazioni che non potrebbero che portare alle elezioni anticipate.
salvini meloni e berlusconi in conferenza stampa
Certo, Giorgia Meloni forse sottovaluta le resistenze - di fronte a questa ipotesi - di un Parlamento che non pare votato al sacrificio. Ma non provarci nemmeno... Comunque sia, lei non desiste. La messa in pista di Guido Crosetto, per esempio, è ottimamente riuscita: «Guido ha molti amici...» ha commentato.
E il suo partito, naturalmente, molti pretendenti-candidato... Ai fini della partita principale, i tanti voti ottenuti dal co-fondatore di Fratelli d'Italia significano poco o nulla. Ma dentro la coalizione i campanelli d'allarme hanno ripreso a suonare: rumore diventato assordante quando Giorgia Meloni ha ripetuto che ora si aspetta il voto compatto per un presidente di centrodestra.
Casini - eletto col Pd - lo è? E lo è forse Draghi? Difficile che ottenga risultati. Ma talvolta le sconfitte non arrivano invano. Supponiamo, per esempio, che i cosiddetti alleati completino il tradimento, lascino Draghi li dov' è ed eleggano un presidente senza i voti della Meloni. Per lei si profilerebbe un altro anno di opposizione. La prospettiva, di per sé, non la spaventa. Anche perché, dopo il tradimento, non ci sarebbero sconti per nessuno: nemmeno per i cosiddetti, molto cosiddetti, alleati....
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