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Liana Milella per "la Repubblica"
Manca una settimana all'epocale seduta della giunta per le elezioni. E due, invece, all'effettivo inizio dell'espiazione della pena per Berlusconi e alla seduta dell'aula del Senato che affronterà la sua decadenza. Tre appuntamenti che stanno per cambiare la biografia del Cavaliere.
Tra indiscrezioni, mezze notizie, furibonde arrabbiature. Anche con il contributo di Franco Coppi, il famoso penalista che ne prenderà le difese a palazzo Madama, visto che Niccolò Ghedini non può in quanto senatore anche lui. Da Coppi invece arriva una notizia, Berlusconi sembra intenzionato ad optare per l'affidamento ai servizi sociali. Come e dove è ancora da sapere. Proprio com'è accaduto per il processo Mediaset, quando il tormentone di luglio fu se il Cavaliere avrebbe chiesto o no il rinvio dell'udienza, anche adesso la scelta arriverà all'ultimo momento. Come dice sempre Ghedini «lui decide sempre in corner».
Ma le preoccupazioni e le arrabbiature per la prossima riunione della giunta stanno quasi oscurando l'opzione tra domiciliari e servizi sociali. Tanto Berlusconi avversa la giunta, la vive come una propaggine delle procure, ne contesta l'ormai scontato verdetto - decadenza - che la sua intenzione sarebbe anche quella di snobbare la seduta e consegnare una semplice memoria.
Coppi testimonia questa alternativa quando dice che «in linea teorica il presidente potrebbe anche parlare in giunta il 4 ottobre, ma non ha ancora deciso se vuole farlo o meno. Potrebbe anche presentare una memoria ». Il suo potrebbe essere un show in diretta streaming che entrerebbe in migliaia di computer e case, ma sarebbe anche la legittimazione di un atto che lui rifiuta, di un ennesimo processo che stavolta arriva dalla politica e non dai magistrati.
In queste ore si valutano i pro e i contro. Ma i secondi sembrano prevalere nettamente sui primi perché - è il ragionamento che fa chi sta accanto al Cavaliere - la sua presenza durante l'udienza pubblica verrebbe poi schiacciata dal verdetto che sarà di colpevolezza. Finirebbe per essere un nuovo processo pubblico, concluso da una condanna ormai sicura. Peraltro, la presenza di Berlusconi farebbe aumentare l'interesse e l'accesso all'evento mediatico, concluso però da un catastrofico risultato.
La giunta viene contestata, tant'è che lo stesso Pdl, venerdì 4 ottobre, andrà davanti a palazzo Sant'Ivo alla Sapienza per manifestare fisicamente il suo rifiuto e il suo palese dissenso. Una mossa aggressiva che fa andare su tutte le furie la vice presidente della giunta Stefania Pezzopane, una Pd che butta in strada un macigno.
La racconta così: «Berlusconi è uno stalker e sta violando la nostra libertà di espressione di componenti della giunta. È in atto un ricatto, voi non votate per la decadenza, io mi fermo. Ne ho parlato con il capogruppo del Pd in giunta Giuseppe Cucca esponendogli tutto il mio disagio, soprattutto ora che il Pdl ipotizza una manifestazione giusto quel giorno. Io so che c'è un reato previsto dal codice penale, il 338, che punisce chi fa violenza o minaccia un corpo politico, amministrativo o giudiziario dello Stato. Vedremo. Il fatto certo è che io sento messa in pericolo la mia libertà di decisione».
Pezzopane ricorda il precedente intervento del capogruppo Pdl Renato Schifani che aveva chiesto la sostituzione di tutti i membri della giunta perché si erano già espressi pubblicamente e parla «di volontà di reprimere i senatori » cui bisogna rispondere con un passo formale. Nel Pd c'è anche chi non è d'accordo con lei e con l'iniziativa di rivolgersi alla magistratura. Si sfila il Pd Felice Casson: «No, io non sono d'accordo con Pezzopane, non possiamo usare il codice penale contro Berlusconi, questa è una battaglia politica e con gli strumenti della politica bisogna affrontarla, altrimenti faremmo il suo gioco».
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