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Emiliano Guanella per “la Stampa”
La crisi in Venezuela è arrivata ad un punto di non ritorno e a questo punto ci si affida alla mediazione del Vaticano e di Papa Francesco per evitare che lo scontro tra governo ed opposizione esploda anche nelle strade. Mentre a Caracas il presidente del Parlamento Ramon Allup incontrava l'arcivescovo svizzero e inviato del Vaticano Emil Paul Tscherrig, il presidente Nicolas Maduro si è riunito ieri sera con Papa Francesco. Un incontro fuori dall' agenda ufficiale e dettato dall'urgenza del momento.
Bergoglio ha chiesto a Maduro di mettersi all' opera per instaurare un dialogo franco e sincero fra le parti, per una situazione che il Vaticano definisce estremamente preoccupante. Il tutto mentre a Caracas si consuma l' ennesimo scontro tra un esecutivo dalla popolarità in picchiata, osteggiato secondo gli ultimi sondaggi da tre venezuelani su quattro, e un' opposizione disposta ad andare fino in fondo per mettere fine a 17 anni di chavismo.
Il Vaticano da tempo cerca la mediazione. Bergoglio ha inviato nei mesi scorsi due lettere allo stesso Maduro e anche la recente nomina del venezuelano Arturo Sosa come padre superiore dei gesuiti sembrava andasse in questo senso. Negli ultimi giorni, però, la crisi si è acuita e il tempo inizia a essere troppo corto per soluzioni lente e graduali.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la decisione della corte elettorale di annullare la possibilità del referendum revocatorio del mandato di Maduro richiesto dall'opposizione. All'Assemblea Nazionale, controllata per due terzi dai partiti antigovernativi, è stata votata una risoluzione che parla di rottura dell' ordine costituzionale.
Dal palco alcuni deputati hanno chiamato la popolazione alla «resistenza attiva» contro il governo. Nel mezzo della discussione sono entrati in aula una ventina di facinorosi dell'ala dura del chavismo; alcuni giornalisti sono stati aggrediti e solo l'intervento delle guardie e di un paio di deputati governativi ha potuto evitare il peggio.
Spintoni e insulti trasmessi in diretta via web, mentre la televisione pubblica ignorava l'episodio. Uno spaccato della tensione altissima che si vive nel paese, sullo sfondo di una crisi che non è solo politica. Un rapporto diffuso ieri dall' organizzazione Humans Right Watch denuncia la penuria di alimenti e medicinali, oltre alle violazioni ai diritti umani contro oppositori, studenti e giornalisti.
L'opposizione punta alla battaglia parlamentare e alla mobilitazione popolare. Si vuole un processo di impeachment a Maduro con due capi di accusa; l'aver tradito i principi costituzionali per l' affossamento del referendum e il sospetto che sia nato in Colombia invece che in Venezuela, il che lo inabiliterebbe alla carica di capo di Stato.
Per domani è stata convocata una grande manifestazione a Caracas che, promettono alcuni leader, potrebbe arrivare fin sotto il palazzo presidenziale a Miraflores. Dal governo dicono che si tratta di un tentativo di colpo di Stato. «Vogliono ripetere - ha detto il numero due del chavismo Diosdado Cabello - la strada del golpe visto in Brasile con Dilma Rousseff, ma noi resisteremo, il popolo è dalla nostra parte». Sottotraccia e lontano dalle dichiarazioni belligeranti, però, si testano altri cammini. Possibili, forse, solo grazie alla mediazione vaticana.
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