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Oliviero Beha per "il Fatto Quotidiano"
renzi e beppe grillo con il gelato
È ovviamente del tutto motivata l’evidenza mediatica data ieri sera da radio, tv e web e stamani in edicola alla contestazione subita da Beppe Grillo a Genova, tra i volontari che spalano fango.
Evito di chiamarli “angeli” come ormai va di moda, perché c’è di mezzo una retorica che raggira e insieme un gigantesco alibi per chi se ne sta a casa. È anche da segnalare, in una consequenzialità ovvia, che in generale quasi tutta la stampa è “odiata” dal M5S e il leader la ripaga della stessa moneta, e quindi quell’evidenza mediatica si nutre di tale avversione.
Non si tratta di risalire a chi abbia cominciato prima, tra l’uovo e la gallina, giacché è chiaro che il Movimento di Grillo è nato e cresciuto contro i contrabbandieri dell’informazione come cinghia di trasmissione della classe dirigente, in primis quella politica, ma non solo.
Piuttosto ci sarebbe da domandarsi, in via ipotetica perché Renzi ha evitato accuratamente e con sagacia tattica indiscutibile di mischiarsi fisicamente alla tragedia annunciata di Genova, quale evidenza avrebbero dato i media a un’eventuale contestazione analoga al premier. Peccato aver perso questa occasione di confronto… Sembra una battuta, ma non lo vuole essere.
Mi pare che sia pure da punti di vista diversissimi e solitamente opposti, Grillo e Renzi corrano da sempre dei rischi simili, invischiati come sono di partenza in una serie di contraddizioni che farebbero tremare i polsi non dirò a uno statista, del cui spessore abbiamo perso le tracce da un paio di generazioni, ma a un Nembo Kid o a un Batman.
Prendiamo Beppe: figurare di lotta e di governo, in Piazza e nel Palazzo, mischiato sia alla gente che ai parlamentari di un meccanismo pseudo-democratico che aborre, costretto ad apparire anche più di quel che vorrebbe perché il filtro della comunicazione non gli permette di essere e basta, ecc. ecc.…
GRILLO SCONFITTO DALLA PESTE ROSSA RENZI
Ce n’è abbastanza per confondere chiunque, e a me pare ancora miracoloso che in qualche modo tenga e con tutti i limiti del caso rimanga alla guida del secondo raggruppamento elettorale italiano.
In testa al primo, un uomo solo al comando, appunto Matteo Renzi. Che però non a caso ha evitato il bagno di fango del Bisagno, perché la storia (storiaccia nel caso, ma cronaca di tutti i giorni ovunque per il nostro disgraziato sistema-Paese) del bando di concorso per i lavori, dei ricorsi al Tar, di una burocrazia criminogena rimanda comunque e subito al maggiore in grado, a chi prima da sindaco, poi da segretario infine da presidente del Consiglio ha messo nel mirino la vecchia rottamabile Italia che invece resiste eccome.
È ovvio che con le mani nel fango uno se la prenda con chiunque perché non vede innocenti di sorta, e quindi come bersaglio va bene anche Grillo e ancor meglio andrebbe Renzi.
Anche lui è dentro fino al collo nella contraddizione tra cambiare e conservare, necessità di annunciare continuamente svolte e obbligo di fare i conti con la realtà che non lo fa sembrare un rottamatore o un rivoluzionario, ma semplicemente un giovane vicerè di se stesso (fino a prova del contrario).
Vale anche per Renzi la contrapposizione tra l’essere e l’apparire, il voler mandare a casa tutti i precedenti e non riuscire a combinare niente di meglio che una vaghissima “spending review” lineare, quanto di più vecchio e stento ci sia ecc. ecc., il tutto su questa lunghezza d’onda.
A proposito di Renzusconi, sono passati quasi tre anni dalla caduta dell’ex Caimano, oggi circondato da cani e sciantose più vestite di ieri: ebbene, prima che cadesse si diceva che valeva per lui e per i suoi avversari una sorta di connessione, di treccia modello simul stabunt simul cadent. Come sia andata per la sinistra d’antan lo stiamo vedendo. Non varrà la stessa regola anche per due apparentemente agli antipodi come Grillo e Renzi?
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