SI SALVINI CHI PUÒ – IL LEADER DELLA LEGA CHE SI BUTTA A DESTRA CON CASAPOUND SPAVENTA L’ELETTORATO MODERATO – SOLO IL 19% PENSA CHE POSSA GUIDARE IL CENTRODESTRA (A METÀ FEBBRAIO ERA IL 45%)

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1.LO SPOSTAMENTO A DESTRA DI SALVINI SPAVENTA IL FRONTE DEI MODERATI

da “Il Corriere della Sera

 

La manifestazione organizzata a Roma dalla Lega contro il governo Renzi ha avuto ampia risonanza mediatica ma, come spesso accade quando si tratta di politica, è stata seguita distrattamente dall’opinione pubblica. Solo il 16% dichiara di aver seguito con attenzione l’evento, il 35% l’ha fatto superficialmente e il 41% ne ha solo sentito parlare.

 

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La reazione prevalente degli italiani è stata quella del disincanto: quasi un intervistato su due (46%) lo giudica un evento senza importanza, il 19% un fallimento e solo il 14% un successo. Quest’ultima opinione prevale solo tra gli elettori leghisti, in misura netta (72%).

In realtà la manifestazione, da molti definita «marcia su Roma», ha fatto scalpore perché sembra aver segnato un netto spostamento a destra della Lega, testimoniato dalla presenza di esponenti e sostenitori di Casa Pound che si sono esibiti in saluti romani e hanno portato simboli del fascismo (e un fotomontaggio di Mussolini che saluta Salvini).

 

 A questo proposito le opinioni oscillano tra il ridimensionamento e la stigmatizzazione: il 40% pur ritenendo che sarebbe stato meglio evitare questo tipo di manifestazione pensa che non si debbano sopravvalutarne le conseguenze: per il 37% si è trattato di un fatto molto grave da censurare. Solo l’8% lo giudica positivamente (29% tra i leghisti).

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Lo scetticismo prevale anche rispetto al possibile «sfondamento» della Lega al Sud dopo la manifestazione di Roma: il 51% pensa che non cambierà molto, il 19% prevede una riduzione dei consensi e il 17% un aumento. A questo proposito, due terzi dei leghisti si mostrano ottimisti e ritengono che la manifestazione di Roma possa accreditare il partito come la sola alternativa al governo Renzi, favorendo la crescita del consenso al Sud.

 

L’accentuazione del posizionamento politico di destra da parte di Salvini non è privo di conseguenze rispetto alla leadership di una possibile alleanza di centrodestra, in particolare presso l’elettorato più moderato di quest’area. Dopo la manifestazione, solo il 29% degli italiani ritiene che Salvini possa assumere questo ruolo mentre a metà febbraio era di questo parere il 45% degli elettori. Il calo più vistoso (55%) è tra gli elettori di Forza Italia. Se prima della manifestazione quasi 9 su 10 si dichiaravano favorevoli alla leadership di Salvini, oggi l’elettorato di FI si mostra profondamente diviso: un terzo si dichiara favorevole, un terzo contrario e un terzo sospende il giudizio.

SALVINI CONTESTAZIONE A ROMASALVINI CONTESTAZIONE A ROMA

 

Il consenso per una sua eventuale leadership diminuisce maggiormente tra le persone meno giovani e meno istruite, i disoccupati, i cattolici praticanti e tra coloro che risiedono nelle regioni del Nord-Est e del Sud e Isole, dove nelle scorse settimane si era registrato un elevato favore per Salvini.

 

Mentre in Veneto, in vista delle Regionali, si acuiscono le tensioni interne: il sindaco di Verona Tosi, in rotta con Salvini, non esclude di candidarsi contro l’attuale governatore leghista Zaia. Eventualità che per circa un italiano su due (47%) potrebbe danneggiare la Lega, mentre il 17% non ritiene che Zaia ne risentirebbe. Gli elettori leghisti sono divisi: il 44% è ottimista, il 43% paventa un calo di consensi per Zaia.

 

La strategia di Salvini presenta il duplice rischio della classica «coperta corta»: se accentua la connotazione nazionale e l’interesse per le regioni lontane dalle sue roccaforti tradizionali può aumentare il proprio consenso ma rischia di «scoprirsi» al Nord; se si sposta a destra accentuando i toni forti può allargare il proprio bacino recuperando una parte degli astensionisti e degli elettori delusi, ma rischia di perdere l’elettorato moderato.

Non è detto che tutto ciò si possa tradurre in un saldo negativo in termini elettorali: è probabile che la manifestazione di Roma non lasci traccia in un’opinione pubblica sempre più distratta, annoiata dalla politica e disincantata.

 

paolo romani consiglio nazionale forza italia foto lapresse paolo romani consiglio nazionale forza italia foto lapresse

 

2. ROMANI: «SIAMO DI CENTRO NON CI METTEREMO IN GINOCCHIO PER ALLEARCI CON IL CARROCCIO»

Tommaso Labate per “Il Corriere della Sera

 

ROMA «Il dialogo Renzi-Grillo sulla Rai non ci fa paura. Semmai ci preoccupa il fatto che si voglia cambiare la legge Gasparri solo per il nome che porta. Perché questa è un’analisi molto limitata…».

 

Siete disposti a dialogare sul Pd per il cambio della governance di viale Mazzini?

«Il problema della Rai non è la governance. Comunque, tenendo conto che la Rai non è di proprietà del governo, se ci fossero degli interventi di semplificazione da fare, saremmo disposti a discuterne col Pd».

 

E con Grillo no?

«La mia esperienza mi dice che con i grillini è impossibile discutere».

 

Tra una stoccata a Salvini e un affondo sull’Italicum, Paolo Romani tenta un aggancio al governo sul tema della riforma della tv pubblica.

 

A quali condizioni sareste pronti a discutere col governo della riforma della Rai?

DECADENZA BERLUSCONI IL BACIO DI PAOLO ROMANI ALLA BERNINI DECADENZA BERLUSCONI IL BACIO DI PAOLO ROMANI ALLA BERNINI

«Se mi parlano di privatizzazione, dico no. Se invece si tratta di trasformare la Rai in una public company , vendendo le azioni ai cittadini, dico che se ne può parlare. Partendo dal presupposto che la Gasparri ha fatto bene all’azienda, se si tratta di semplificarne la governance, noi siamo pronti a parlarne con Renzi».

 

Quanto pesa l’offerta di Ei Towers, una controllata Mediaset, su Rai Way?

«Vede, io di quell’offerta non ne sapevo nulla. L’ho letta sui giornali e…».

 

Un po’ difficile crederle.

«È così. E in ogni caso era un’opzione che, dal punto di vista aziendale, per la Rai sarebbe stata ottima. Hanno pesato, com’era tristemente logico attendersi, scelte politiche».

 

E le alleanze? Il matrimonio alle Regionali con Salvini si farà?

«Si deve fare perché uniti vinciamo. Salvini sta ridisegnando una Lega ancorata a destra e noi, per quanto la parola sembri desueta, siamo un partito di centro. Andiamo insieme alle Regionali e poi abbiamo due anni per discutere se fare l’alleanza. Di certo, non ci mettiamo in ginocchio per chiedere alla Lega di accoglierci con sé, questo è chiaro».

 

Non lo vede, un domani, Salvini leader del centrodestra?

Paolo Romani Paolo Romani

«Diciamo che lo vedo un discorso un po’ prematuro. E poi, storicamente, il leader di quella coalizione viene espresso dal centro…».

 

In Veneto, però, andrete con lui.

«Andiamo con Zaia perché, assieme a Zaia, abbiamo governato molto bene. In Campania, invece, proviamo l’alleanza con Ncd per rivincere. Nulla che non si sia già visto nel ’94, quando il Berlusconi federatore si alleò con Lega al Nord e An al Sud».

 

Renzi minaccia di approvare l’Italicum anche con i vostri parlamentari .

«Dell’Italicum discutiamo solo se Renzi rimette in campo il premio di maggioranza alla coalizione, visto che l’altro (alla lista, ndr ) l’avevamo accettato solo per tenere in piedi un Patto che il premier ha rotto con l’illusione di compattare il Pd sul capo dello Stato. Quanto alla Costituzione, ribadisco che non ho passato un anno a votare delle mostruosità giuridiche come qualcuno sostiene…».

 

Lo sostiene Brunetta.

«Il nome l’ha fatto lei, non io».