
DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA…
1. CAMERA. INTESA IN MAGGIORANZA, VERSO RINVIO VOTO SU SANTANCHE'
(DIRE) - Verso il rinvio dell'elezione del vicepresidente della Camera dei Deputati. A quanto si apprende da fonti di maggioranza, i partiti che sostengono il governo sono orientati a far slittare l'elezione del vicepresidente e di un segretario della Camera, in programma per il pomeriggio di oggi. Ancora nessuna decisione ufficiale, che spetta alla conferenza dei capigruppo prendere. Ma a quanto si apprende tra Pd, Pdl e Scelta Civica c'e' l'intesa a rinviare il nodo.
2. CASO SANTANCHÃ,ALLE 13 CAPIGRUPPO. SC:ORA PAUSA RIFLESSIONE
TMNews) - Si terrà alle 13 alla Camera la conferenza dei capigruppo. L'aula oggi è impegnata nella votazione per la vice presidenza che vede Daniela Santanchè candidata ufficiale del Pdl e diversi malumori e distinguo negli altri due partiti, Pd e Scelta civica, che sostengono la maggioranza. Scelta civica, con il capogruppo Lorenzo Dellai, chiederà in capigruppo una "pausa di riflessione" per non esporre la maggioranza delle larghe intese a un ennesimo motivo di fibrillazione.
3. PIDDINI SULL'ORLO DI UNA CRISI DI NERVI: LA SANTADECHE' VICEPRESIDENTE DELLA CAMERA SPACCA LA MAGGIORANZA
Tommaso Ciriaco per "La Repubblica"
Alla Camera già si rispolvera il pallottoliere. L'elezione di Daniela Santanché alla vicepresidenza di Montecitorio resta infatti in bilico e i franchi tiratori del Pdl si preparano a entrare in azione. Di certo, l'ex sottosegretaria non potrà contare oggi pomeriggio sul sostegno del Pd.
I democratici, infatti, si limiteranno a votare scheda bianca. Come se non bastasse, un inedito asse tra il Movimento cinque stelle e Sel rischia di battere sul traguardo la pasionaria. Comunque vada, per la maggioranza si annuncia una giornata di fuoco. E a poche ore dalla battaglia, la candidata confida: «Se non passo, nella maggioranza si apre un problema politico».
à una telefonata tra Roberto Speranza e Renato Brunetta a sancire la frattura tra i due pilastri del governo. Tocca infatti al capogruppo democratico "scaricare" telefonicamente la candidata berlusconiana: «Per i nostri è indigeribile», confida. Nel Pdl, in realtà , sono in molti a remare contro Santanché. Ma l'ordine di scuderia imposto da Silvio Berlusconi comunque non cambia: «I patti vanno rispettati».
A sera, poi, non sortisce effetto neanche la proposta di mediazione recapitata a via dell'Umiltà dagli ambasciatori del Pd. Propongono un cambio del cavallo in corsa: «Lasciate perdere Santanché e vi votiamo Antonio Leone». La risposta è netta: idea irricevibile.
In questa sfida contano soprattutto i numeri. Lo sa Nichi Vendola, che infatti ha chiesto ai grillini di sostenere un uomo di Sel per mettere in ginocchio la maggioranza. Sulla carta, M5S e vendoliani contano su 140 voti. Forse qualcuno in più, se davvero dovessero aggiungersi alcuni malpancisti del Pd. Ma a tarda sera l'assemblea grillina boccia l'inedita "alleanza" e propone la deputata Francesca Businarolo alla vicepresidenza. Toccherà a Sel decidere se appoggiarla.
Di fronte a questo scenario, i 120 deputati di Pdl e Lega potrebbero non bastare. Anche per questo, gli uomini di Maroni hanno proposto ai berlusconiani di abbandonare Santanché a favore di un candidato padano. E poi c'è Scelta civica, pronta a correre in soccorso della parlamentare. Ma il vero timore del Pdl sono i franchi tiratori. In tanti, nelle file berlusconiane, hanno duellato in passato con la deputata. E la pattuglia "moderata" guidata da Angelino Alfano e Maurizio Lupi tenta da tempo di ostacolare l'ascesa di Santanché.
Il Pd, intanto, si avvicina al passaggio parlamentare con l'unico obiettivo di evitare sgradevoli incidenti di percorso. Per questo, il gruppo darà indicazione di votare scheda bianca. Una soluzione studiata per tenere sotto controllo i parlamentari ed evitare spaccature interne. Eppure, nel segreto dell'urna qualche dem potrebbe comunque sostenere la candidata berlusconiana in nome della stabilità di governo.
Di certo non lo farà Emanuele Fiano. Su Twitter, il deputato del Pd stronca Santanché senza giri di parole: «Nel 2008 dichiarò di essere orgogliosamente fascista. Io nel 2013 orgogliosamente non la voterò». Fra i democratici, intanto, cade la candidatura di Francantonio Genovese a segretario d'Aula. In campo restano i nomi di Enrico Gasbarra o Giovanni Sanga.
4. CASO SANTANCHÃ, IL PDL AVVERTE IL PD: "NIENTE GIOCHETTI STRANI O Ã STRAPPO"
Sergio Rame per Il Giornale
Daniela Santanché non non si tocca. Il Pdl ribadisce con forza che il candidato alla vicepresidenza della Camera non verrà cambiato. Nonostante nelle ultime ore i democratici si siano opposti con biechi giochetti, il partito guidato da Silvio Berlusconi è fermamente intenzionato a votare in modo compatto.
"Bisogna contribuire a questa elezione perché non è una nomina - ha spiegato Maurizio Gasparri - se poi con il voto segreto si fanno giochetti strani, sarebbe uno strappo grave". Ma il Pd sta facendo di tutto per provocare il centrodestra e mandare all'aria le larghe intese.
"La Santanché non mi sembra che si contraddistingua come una costruttrice di ponti, una tessitrice di tele", ha spiegato il piddì Ivan Scalfarotto affrettandosi tuttavia a spiegare che non la crede "impresentabile", come invece Lucia Annunziata aveva definito il Pdl prima che Enrico Letta ricevesse il via libera dal Cavaliere. L'elezione della Santanchè a vicepresidente della Camera in sostituzione di Maurizio Lupi, che è stato chiamato da Letta al dicastero delle Infrastrutture, e di un segretario d'aula al posto di Gianpaolo Bocci, anche lui entrato tra le fila dell'esecutivo, rischia di diventare una prova del nove per la tenuta della maggioranza.
La deputata del Pdl è la candidata ufficiale del partito di Silvio Berlusconi. Ma la sua elezione, che dovrebbe tenersi oggi pomeriggio intorno alle 15, potrebbe diventare comunque un caso politico dal momento che il Pd ha deciso per la "scheda bianca". La Santanchè, quindi, può ufficialmente puntare solo sui voti del Pdl, che sono 97. Numeri teoricamente sufficienti per farla eleggere a meno che non entrino in azione i temuti "franchi tiratori" interni al suo partito: "malpancisti" che non intenderebbero sostenerla e che approfitterebbero del voto segreto per silurare la fedelissima del Cavaliere.
Nelle ultime ore si sono fatte pressanti le voci di un possibile patto tra i Cinque Stelle, che possono contare da soli su 106 deputati, e il Sel di Nichi Vendola in chiave anti-Pdl per votare un nome di "garanzia". La decisione dei democrat di non appoggiare la Santanché arriva dopo una lunga querelle interna determinata dall'indisponibilità manifestata da diversi esponenti piddì. E non è ancora chiaro quale sarà l'atteggiamento di Scelta Civica, che a Montecitorio "pesa" 47 voti a Montecitorio, né quello della Lega Nord, i cui venti deputati hanno recentemente sostenuto l'ostruzionismo parlamentare dei parlamentari grillini.
Quanto al deputato segretario che spetta al Pd, non sarà votato Francantonio Genovese, il più votato alle primarie del partito in Sicilia che a Messina ha visto il proprio candidato sindaco sconfitto al ballottaggio. Il passo indietro è stato determinato soprattutto da un'indagine che lo riguarda sui finanziamenti per la formazione professionale regionale in Sicilia per il periodo che va dal 2007 al 2013. I democratici potrebbero, quindi, far convergere i propri voti su Enrico Gasbarra o su Giovanni Sanga
5. LA PITONESSA BIONDA - LA SCALATA DELLA SANTANCHÃ E L'USO POLITICO DELLA CELEBRITA'...
Filippo Ceccarelli per "La Repubblica"
«Io sono una pitonessa» va dicendo da qualche giorno Daniela Santanché, magari senza sapere che nel quadro dell'odierna regressione totemica, questa sua scelta segnala anch'essa uno spostamento all'indietro, o forse no, o forse boh.
Fatto sta che cinque anni orsono, accanto al tavolino di zebra e al tronetto di coccodrillo che adornano il salotto di casa sua, ella volle indicare la statua di un'aquila, non molto tempo prima acquista in un'asta e come sempre sicura del fatto suo, proclamò: «Mi rappresenta» . Quindi aggiunse: «Le aquile volano alte e da sole. I passerotti
invece si muovono tutti insieme nel branco»- che magari era meglio dire lo stormo, ma pazienza.
La figura di Daniela Santanché è davvero molto interessante perché più di tante noiose analisi piene di cifre, grafici e tabelle sulla storia, la selezione e la formazione degli uffici di presidenza di Montecitorio e Palazzo Madama, spiega bene e consente di capire meglio quali requisiti, oltre alla fedeltà , e quali titoli sono al giorno d'oggi richiesti a chi voglia assurgere a incarichi istituzionali nelle assemblee elettive.
Lo si dice qui senza alcuna ironia, essendo quest'ultima destinata all'annichilimento dinanzi alla gigantesca mole e alla spaventosa varietà di materiale anche iconografico che il personaggio ha generato nel corso dell'ultimo decennio in un gorgo di assoluto relativismo ad alto impatto emotivo e sicura ricaduta comunicativa; e perciò salotti neri, alleanze rosa, assessorati in luoghi sperduti della Sicilia, palle di velluto, burka strappati con relative reazioni, e sorveglianze, dichiarazioni di astinenza sessuale, fondazione e lancio di effimeri rotocalchi dalle testate tuttavia piuttosto minacciose tipo «Io spio», consegna di mimose agli alpini in Bosnia, Billionaire fondati e poi rinnegati, corse sulla spiaggia con Sallusti, dispute con attrici sulla quantità di interventi chirurgici subiti e loro necessariamente ambigua visibilità .
Che poi nemmeno si chiama Santanché, è il cognome del suo primo marito, chirurgo plastico, concessole al momento del divorzio, curiosa evenienza, o magari no.
E comunque. Il dito medio, il tacco 12, il mutuo sociale, la bava alla bocca, la tele-invasione nel campo rom, la maratona di New York, con il tricolore dipinto sul volto, la multa al Suv, il cappello da cow-boy, i dopo-sci pelosissimi, i mega poster sui Valori con lei grande come un palazzo. Calamity Jane, Nikita, Lara Croft, l'Aquila, la Serpentessa, l'energia, la fantasia, la follia, la società dello spettacolo nella sua evoluzione terminale.
Una volta, il giorno che Papa Wojtyla venne a Montecitorio, la Mussolini la prese a capelli
per una questione di posti in aula. Nel solo 2009 è stata vittima di cinque, anzi sei «strani furti» in casa. Alla radio ha ingaggiato un paragone fra Nilde Iotti e Nicole Minetti.
In tv, perfetta nel casting dei crash-show, ha litigato innumerevoli volte con pacifisti, maomettani, sindacalisti, immigrati, lucciole e da un po' anche Cacciari. In compenso, a Cortina, ha spento le candeline con Mastella. Ce l'ha anche con la poligamia e sembra che abbia comprato la famosa pelliccia di leopardo appartenuta a Jackie Kennedy.
Così alla fine, che però non è la fine, l'infelice sintesi è da prendersi in prestito, impegnativamente, e dice di lei che è davvero: al di là del bene e del male. Però l'uno e l'altro minuscoli, come se l'oltrepassarli così facilmente comportasse per il futuro vicepresidente della Camera un felice successo, però vuoto; o una verità ancora troppo complicata da riconoscere.
Per cui nel mare magnum della più seria e a volte anche terribile futilità , tra sfregi alla Cadillac e confessioni sulla biancheria intima (no slip, no perizoma, ma culotte), mutuo sociale e castrazione chimica, delazioni anti-Veronica e convalide di Francesca Pascale, battaglie per il parrucchiere alla Camera e scioperi della fame contro Battisti, referendum per la riapertura delle case chiuse e party in onore di Emilio Fede, ecco, al termine della giostra santanchesca si resta con un ritaglino in mano, sgomenti e perfino allegri rispetto a questa parossistica forma di trasformismo.
E sarà l'estate, saranno i giornalisti, sarà tutto, ma in quell'articoletto si può leggere che sulla sua barca, al largo della Costa Smeralda, Daniela e il figlio Lorenzo hanno montato una specie di enorme fionda, o catapulta che sia, per tirare gavettoni di acqua fredda sugli yacht degli amici ricconi, o forse solo su quelli dei nemici, comunque gli archivi sono crudeli, a volte dicono troppo, confondono le idee, ma al tempo stesso le dispiegano - non di rado a dispetto della verità , dell'emicrania e dei voti in Parlamento.
DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA…
PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL…
DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE…
RISIKO FLASH! - CHE SI RACCONTAVANO DI BELLO, ALL'ORA DI PRANZO, IL BOSS DI UNICREDIT, ANDREA…
DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI…
DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI…