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Sara Nicoli per il “Fatto quotidiano”
piero grasso con moglie inaugurazione anno scolastico 2014
Nelle mani di Pietro Grasso. Per almeno quindici giorni, ma di certo molti di più, l’Italia sarà nelle mani del presidente del Senato, non appena Giorgio Napolitano avrà ufficializzato le sue dimissioni, previste il 14 gennaio prossimo.
Succederà così: che non appena Napolitano avrà chiuso la busta con la lettera, consegnandola nelle mani dei corazzieri motociclisti che dovranno scortarla dal Quirinale in prima battuta alla Camera, poi al Senato, dalla Batteria del Viminale (ufficio preposto alla comunicazione d’urgenza con il governo e le più alte cariche dello Stato) partirà la comunicazione “informale” dell’inizio del nuovo corso. Matteo Renzi, insomma, insieme con Alfano, con il presidente della Corte costituzionale e, appunto, con Grasso e Boldrini, saranno i primi a essere informati ufficiosamente dell’avvenuta firma dell’atto.
La presidente della Camera riceverà il plico per prima, avendo l’onere di indire la seduta comune del Parlamento (nonché la nomina dei grandi elettori da parte delle Regioni) alla scadenza del quindicesimo giorno successivo alle dimissioni di Napolitano. Con ogni probabilità, la prima seduta per l’elezione del nuovo capo dello Stato sarà il 2 febbraio, di lunedì. E fino a quel momento, si diceva, il ruolo di capo dello Stato sarà ricoperto da Grasso.
l'ultimo discorso alla nazione di Napolitano
UN “traghettatore” molto interessato a diventare titolare della poltrona che si troverà a ricoprire in via transitoria, come d’altra parte i suoi predecessori che si sono trovati in una simile condizione in passato. È solo che Grasso si gioca molto in questa partita di gestione di una fase politica densa di incognite ma, soprattutto, segnata dal pericolo che il quadro politico diventi ancora più incandescente del previsto.
Una situazione in cui, però, lui ha tutto da guadagnare e nulla da perdere soprattutto se riuscirà a tenere ferma la barra del Senato nella fase di interregno. Già, perché proprio al Senato, dove Grasso continuerà la gestione ordinaria, il prossimo 8 gennaio s’incardina l’Italicum, la nuova legge elettorale.
L’aria che tira non è delle migliori, questo passaggio è considerato il primo banco di prova della tenuta del patto del Nazareno e della maggioranza, considerato che ancora ieri Forza Italia, attraverso il ‘Mattinale’, ha ribadito la necessità di trovare prima l'accordo sul successore di Napolitano e solo dopo approvare le riforme, legge elettorale inclusa, esortando Renzi ad avviare consultazioni con i capigruppo delle forze politiche in Parlamento. Per questa ragione, il premier vedrà i parlamentari Pd, proprio sulla legge elettorale, mercoledì 7 gennaio.
SILVIO BERLUSCONI FA L'OCCHIOLINO
Ma, com’è ovvio, anche per parlar d’altro. Il momento non si preannuncia sereno, anzi. E qualcuno, giusto ieri, ha rispolverato la profezia fatta solo qualche settimana fa da Emanuele Macaluso, amico fraterno di Napolitano, che senza remore aveva parlato della prossima elezione del capo dello Stato come della “più caotica di sempre ”. A cui – curiosità – parteciperà anche Napolitano stesso, divenuto senatore a vita, facendo salire a 1009 il numero dei grandi elettori.
Dal computo vanno sottratti i due presidenti delle Camere che per prassi non votano. Grasso, insomma, non potrebbe votare per se stesso, ma il suo “regno” di vicario potrebbe durare un bel po’. Gravato da un altro “spettro” che aleggia, da qualche giorno, nei Palazzi della politica, ormai ossessionati dal prossimo appuntamento per il Colle; quello della Grecia, dove non si è riusciti a nominare un nuovo capo dello Stato e dove ci si avvia a elezioni sempre più destabilizzanti.
Una possibilità che Renzi ha esorcizzato con forza, ma il suo proverbiale ottimismo potrebbe infrangersi contro un Parlamento balcanizzato oltre ogni più nera previsione. Scenario che per Grasso, invece, potrebbe rivelarsi paradossalmente una fortuna; la sua nomina, alla fine, sarebbe la via d’uscita più semplice per tutti. Anche per Renzi.
Che il 13, a Strasburgo chiuderà il semestre europeo, ma poi sarà a Davos, il 20 e 21 gennaio, per un delicato World Economic Forum, quindi il 22 e 23 a Firenze, per il bilaterale con Angela Merkel: un appuntamento - questo davvero complesso - a cui il premier tiene molto e che riserverà sorprese, anche sull'impatto ‘scenico’. Con Renzi, infatti, potrebbe esserci anche Grasso; se così fosse, più che un’investitura, sarebbe un’incoronazione sul campo.
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