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Franco Zantonelli per Repubblica.It
Si sono confermati primo partito svizzero, tappezzando il paese con cartelloni che dicevano "stop all'immigrazione di massa" e spendendo, grazie anche al proprio leader carismatico, il miliardario 70 enne Christoph Blocher, il doppio degli altri partiti, ovvero l'equivalente di 7 milioni di euro. L'Udc, l'Unione Democratica di Centro, sfiora il 27 per cento dei voti al Consiglio Nazionale, l'equivalente della Camera dei Deputati italiana e, pur perdendo 7 seggi, lascia il secondo partito, quello socialista, al 18,9 per cento.
Un risultato che, nel Canton Ticino, è ancora più evidente, in quanto l'Udc, alleatasi con la Lega dei Ticinesi, con una campagna anti-lavoratori frontalieri italiani, ha portato la destra populista al 27,2 per cento, ovvero a diventare la prima formazione politica di questo angolo di Svizzera, situata al confine con l'Italia. "Tutto come previsto, i ticinesi hanno detto chiaramente di aver paura dell'Europa e di voler bocciare anche l'apertura delle frontiere", il commento del leader leghista, Giuliano Bignasca.
Il quale ama farsi ritrarre a tu per tu con Umberto Bossi, pur lanciando, quotidianamente, dai suoi giornali gratuiti, strali e contumelie contro i 40 mila concittadini del Senatur che ogni giorno attraversano la frontiera per recarsi a lavorare nel Canton Ticino. Nel mirino di Bignasca c'è, pure, Giulio Tremonti, spesso definito "fascetto", al quale il presidente leghista, facendosi abilmente interprete dei sentimenti dei banchieri ticinesi, non perdona i ripetuti scudi fiscali ed i frequenti attacchi al segreto bancario svizzero.
Ancora più espliciti i sentimenti anti-italiani del sodale di Bignasca in queste elezioni, il presidente dell'Udc locale, Pierre Rusconi. Inscenando una campagna elettorale che equipara i frontalieri italiani e il solito Giulio Tremonti a dei ratti, Rusconi è riuscito a spianarsi la strada per un seggio al Consiglio Nazionale. "Aspettavamo questo momento da 90 anni", ha detto commosso, in televisione, a risultati elettorali acquisiti.
Stessa musica a Ginevra dove Mauro Poggia, del Mouvement Citoyens Genevois, sempre battendo il tasto dei frontalieri, questa volta di quelli francesi, che portano via il lavoro agli svizzeri, ha raggiunto Rusconi in Parlamento, sottraendo un seggio ai socialisti. Poggia, oltretutto, ha la doppia nazionalità , svizzera e italiana tanto che nel 2008 si presentò candidato al Senato nell'Udc di Casini.
Se, alla luce di questi risultati, il leader carismatico della destra svizzera, Christoph Blocher, può ritenere di aver seminato con successo negli oltre 20 anni di politica isolazionista condotta alla guida della sua Udc, queste elezioni finiscono per dargli un dispiacere. A Zurigo era candidato al Consiglio degli Stati, il Senato elvetico, ma è arrivato solo terzo. Gli toccherà partecipare al ballottaggio, previsto in novembre, per sperare di venire eletto.
Insomma da questa tornata elettorale esce il ritratto di una Svizzera sempre più moderata e conservatrice. Basti pensare al successo dei Verdi Liberali, che coniugano le ragioni dell'economia con quelle dell'ecologia. Ottengono 12 seggi, a scapito dei Verdi tradizionali che erano dati in forte crescita per l'effetto Fukushima.
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