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LA GRANDE MONNEZZA - DA PRATI A OSTIENSE: TOPI VICINO AI CASSONETTI E MINI DISCARICHE IN STRADA: A ROMA E’ CAOS IMMONDIZIA - MARINO CONTRO CERRONI - E QUEST'ANNO ARRIVA IL GIUBILEO

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1. ROMA SPORCA, L’APPELLO DEI MINISINDACI “CAOS RIFIUTI, TOPI VICINO AI CASSONETTI”

Gabriele Isman per “la Repubblica - Roma”

 

Il grido d’allarme dei municipi raccolto dal sindaco, l’Ama che triplica i turni nei propri impianti e la Co.La.Ri. di Manlio Cerroni che si prepara ad attaccare la gara per lo smaltimento dei rifiuti. Esplode così, con i cassonetti stracolmi dalla Garbatella a Prati, la questione immondizia nella Capitale, con il Giubileo straordinario sempre più vicino.

 

«C’è uno stato difficoltà sempre più evidente che non è ancora emergenza pura - attacca la coordinatrice dei mini-sindaci della Capitale Cristina Maltese -. Per quanto riguarda il mio municipio (il XII, ndr), a Monteverde ho trovato strade molto sporche e cassonetti pieni, con parte dei rifiuti di cartone in terra. Non capitava da un po’». Per il presidente del municipio VIII Andrea Catarci «a Ostiense, Garbatella, San Paolo e Tor Marancia ci sono difficoltà nella raccolta con cumuli di immondizia e in alcune aree inizia spuntare già qualche topo».

 

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E Sabrina Alfonsi, minisindaco della City: «Abbiamo avuto l’emergenza più forte a Prati con cassonetti stracolmi e rifiuti a terra, da stamane stiamo riuscendo a rientrare nella normalità, ma nel frattempo zone come Trastevere, dove il servizio di spazzatura era stato sospeso per rafforzare la raccolta, appaiono più sporche ».

 

Ai municipi è arrivata la sponda del Campidoglio. «È chiaro - ha spiegato il sindaco Marino dopo un summit in Campidoglio sulla questione immondizia - che quello che abbiamo davanti agli occhi fa riferimento a una svolta epocale che stiamo imprimendo a questa città, una svolta che è comprensibile crei dissenso in alcuni attori che hanno gestito di fatto, in maniera legittima ma da monopolisti, lo smaltimento di rifiuti nella Capitale. È evidente che chi si vede sottratto un business milionario possa creare difficoltà, ridurre il ritmo con cui alcuni impianti dovrebbero lavorare».

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E il sindaco chiede la collaborazione dei dipendenti dell’Ama: «Ci vuole la partecipazione di tutti. Io faccio un appello forte ai lavoratori dell'Ama perché aiutino le altre romane e gli altri romani a determinare questo cambio epocale. Molto dipende dall’amministrazione, ma molto dipende anche dalla buona volontà e dalla determinazione degli operatori. Io voglio difendere l'Ama ma dobbiamo fare tutti insieme, ognuno, il proprio dovere quotidiano affinché vinca la città e non gli ex monopolisti».

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E se Cgil, Cisl, Uil e Fiadel proclamano lo stato di agitazione di tutti i lavoratori dell’azienda in aggiunta allo sciopero nazionale del 25 maggio, Ama intanto ha triplicato i turni nei propri impianti di trattamento (che quindi lavoreranno 24 ore al giorno) per sopperire al calo di funzionalità degli impianti della Co.La.Ri.

 

E proprio dal gruppo Cerroni arriva quello che sembra un attacco alla gara europea per la valorizzazione di 650mila tonnellate annue di rifiuti indifferenziati. La Co.La.Ri. infatti ha chiesto l’accesso agli atti del bando, ma Daniele Fortini, presidente e ad di Ama, promette fermezza: «Mi sarei aspettato che il Consorzio Laziale Rifiuti si adoperasse per partecipare e vincere la gara da noi bandita dimostrando di essere un gruppo imprenditoriale competitivo e vincente nella concorrenza. Invece si appella a norme vecchie e superate per rivendicare il suo monopolio.

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La gara non solo andrà avanti, ma Ama si sta impegnando per favorire la più larga partecipazione per ottenere sul mercato i migliori prezzi e i migliori servizi».

 

 

2. L’IRA DA PRATI AL PIGNETO

Lorenzo D’Albergo per “la Repubblica - Roma”

 

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Si parte dallo stadio Olimpico, girovagando tra le eleganti vie del quartiere Prati, e si approda nella multiculturale Torpignattara e i suoi vicoli. Cambiano i colori dei sacchetti, le dimensioni e il loro contenuto. Ma da un lato all’altro della città, da nord a sud, è sempre e comunque emergenza.

 

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A macchia di leopardo, senza una logica ben precisa, ogni quartiere si trova a dover fare i conti con piccole discariche a cielo aperto. Se le vie di maggior scorrimento appaiono quanto meno al limite della decenza, basta infilarsi nelle loro traverse per scoprire visioni e olezzi da voltastomaco.

 

Così, complice il caldo degli ultimi giorni e alcune strade che sembrano essere state dimenticate dagli operatori dell’Ama, «Roma è diventata una città da turarsi il naso». A parlare è Raffaele D’Ettori, residente in via Francesco Caracciolo. «Siamo piazza Mazzini e il Vaticano e guardi che diamine attende chi verrà per il Giubileo.

 

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Qui di notte ci si sente anche meno soli, a farci compagnia da qualche tempo sono arrivati i topi», racconta mentre si aggira per la via, sacchetto dell’umido alla mano. Non trovando neanche uno spazio nei due cassonetti di fronte casa, decide di abbandonarlo a terra.

 

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Una scena che poco dopo si ripete anche dall’altra parte del Tevere. In via Foligno, strada tra piazza Re di Roma e piazza Lodi, i residenti infatti non possono far altro che allargare le braccia davanti al nauseabondo spettacolo che si para ogni giorno davanti ai loro occhi. «Non è possibile… dove la metto ora?», si lamenta Andrea Martino, chiedendosi dove piazzare la busta dell’umido. Le opzioni sono due: in cima alla montagna di sacchetti che straborda dal cassonetto oppure direttamente in terra, tra il contenitore dell’intra e quello della carta.

 

Nel mezzo, tra Prati e San Giovanni, poi si trovano alcune perle rare. Il divano scuoiato e abbandonato accanto ai bidoni dell’immondizia di via Francesco Grimaldi, tra viale Guglielmo Marconi e via Oderisi da Gubbio, è un inno all’inciviltà che fa il paio con i copertoni lasciati a marcire in via Cerveteri, davanti all’istituto magistrale Margherita di Savoia, a due passi da piazza Tuscolo. Rubano meno l’occhio, ma annichiliscono l’olfatto le file di cassonetti del Pigneto.

 

Discarica di Malagrotta Discarica di Malagrotta

Da via Giovanni De Agostini a piazza dei Condottieri, il quartiere bohèmien della capitale rischia di trasformarsi presto in una Malagrotta-bis. «Ogni giorno la situazione peggiora — spiega Luca Zandri, studente che vive in affitto in una delle traverse di via del Pigneto — e i sacchetti aumentano. Eppure quando c’è da pagare la tariffa dei rifiuti non bisogna tardare neanche di un giorno».

 

Lo stesso vale per i residenti di via Pandosia, all’Appio Latino. «Ci sentiamo degli emarginati — attacca Claudia Pieretti — perché tutte le traverse principali del quartiere, via Gallia compresa, sono linde e pinte. Noi invece ci becchiamo gli scarti del mercato di piazza Epiro e un cassonetto che chissà perché non viene svuotato con la stessa frequenza degli altri».

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Il bidone nero è stracolmo e le sue fauci non riescono neanche a chiudersi. A pochi metri di distanza, invece, sono i contenitori della carta ad avere urgente bisogno di una svuotata. Il cassonetto bianco di piazza Pompei, traboccante di cartoni piegati alla bene e meglio, è solo uno degli esempi. Questa volta l’odore non è un problema, ma il caos regna comunque supremo.

 

Visita a Monteverde: dopo l’allarme lanciato ieri mattina dal minisindaco Cristina Maltese, nel pomeriggio le sue direttrici sono state prese d’assalto da un piccolo plotone di mezzi dell’Ama. Eppure, nonostante la più tradizionale delle pulizie di primavera, qualche angolo resta lo stesso scoperto. Il cassonetto che segna la fine di piazzale Dunant e l’inizio di via di Donna Olimpia è ancora una volta pieno.

 

Poi, avvicinandosi alle mura di villa Pamphili, ecco altri due contenitori tenuti aperti grazie a un incastro di vecchie cassette della frutta e pieni di buste della spazzatura arroventate dal sole. Per riguadagnare il lungotevere, quindi, si passa per il Gianicolo. La tortuosa discesa verso il centro storico è segnata dai bidoni di ghisa di viale di Trastevere. I residenti — o chi per loro — li utilizzano come veri e propri cassonetti, contornandoli di buste e bustine, cartoni e bottiglie di vetro e plastica.

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Ultimo stop prima del ritorno a Prati, la Piramide Cestia. All’incrocio tra via Ostiense e via del Porto Fluviale, a pochi metri dai locali del nuovo centro della movida, ecco l’ennesimo contenitore dell’indifferenziata pieno all’inverosimile. Il suo gemello è in viale Mazzini, tra l’ingresso principale della Corte dei conti e i bistrot dei lunghi aperitivi. Perché nell’emergenza non si salva davvero nessuno.

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