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Alessandra Pieracci per "La Stampa"
Terrorismo. La parola compare da ieri ufficialmente sul fascicolo aperto dalla Procura della Repubblica: lesioni aggravate dalla finalità terroristica.
Il ferimento dell'ingegner Roberto Adinolfi, cinquantanovenne amministratore delegato di Ansaldo Nucleare gambizzato lunedì mattina all'uscita di casa, ha assunto ormai una definitiva connotazione. «Un episodio serio, con analogie a quanto avveniva negli Anni Settanta» dicono gli inquirenti.
Lo scenario delle frange eversive è vasto: da possibili collegamenti di alcuni personaggi dell'area antagonista con brigatisti detenuti, agli anarco-insurrezionalisti. «Aspettiano la rivendicazione» dicono gli investigatori. Che continuano a non escludere ufficialmente nemmeno la pista che porta nell'Europa dell'Est, alle commesse conquistate dall'azienda come possibile causa di una sanguinosa ritorsione.
Si cerca un supertestimone, dell'agguato o dei sopralluoghi preparatori all'azione, studiata da almeno un paio di mesi. Potrebbe esserci? «Può darsi» dice il procuratore capo Michele Di Lecce. Ieri i carabinieri hanno di nuovo setacciato via Montello, la strada residenziale dell'agguato, bussando a tutte le porte. In uno dei palazzi vicini al civico 14, dove risiede la famiglia Adinolfi, c'è chi ha notato, nei giorni precedenti il ferimento, la presenza apparentemente senza motivo di una coppia, un uomo e una donna, a bordo di uno scooter rosso o bordeaux.
«Al momento abbiamo solo la descrizione fornita dal figlio del ferito» dicono i pm Silvio Franz e Nicola Piacente, che coordinano le indagini. Mario Adinolfi, praticante in uno studio legale, era uscito di casa 20 minuti prima del padre e allontanandosi aveva notato due persone sulla moto Yamaha X Max 250 nera ferma lungo la strada: una aveva gli occhi scuri e l'altra i capelli lunghi, tanto da spuntare dal casco integrale. Entrambi con giubbotto scuro e pantaloni scuri a mimetizzare la figura. Nessuno può escludere che uno dei due sconosciuti fosse in realtà una donna.
La moto, ritrovata grazie ai numeri di targa memorizzati dal ferito, era stata rubata a Serra Riccò, nell'entroterra del Ponente genovese, tra l'11 e il 12 febbraio. Nascosta in un box o in un garage, il sistema di avviamento con la chiave sostituito, è la prova di una preparazione meticolosa dell'azione di fuoco.
La Yamaha è stata abbandonata in viale Orti Sauli e di lì i due attentatori si sono allontanati portandosi via i caschi con tutte le tracce che contenevano: a cinque minuti c'è la stazione Brignole, ma anche un grande parcheggio per auto e tanti posti moto.
Il bossolo trovato in via Montello è ora all'analisi del Ris di Parma: la pistola è una Tokarev, un'arma usata in passato sia dai terroristi (ma non negli ultimi due anni) che dalla criminalità organizzata.
Una Tokarev è stata trovata il 24 febbraio scorso in un casolare nelle campagne di Carmiano, in provincia di Lecce, durante un sequestro di armi riconducibili alla Sacra Corona Unita. Area aziendale (si stanno sentendo anche i collaboratori di Adinolfi e altri dipendenti dell'Ansaldo) o frangia anarchica particolarmente attiva negli ultimi dieci anni o infine nuove brigate rosse per le quali si stanno appunto verificando eventuali collegamenti con i personaggi della più recente realtà terroristica genovese: Riccardo Porcile e Gianfranco Zoia, condannati a 15 anni nel 2011, considerati eredi delle vecchie Br, accusati di voler riprendere la lotta armata preparando attentati.
Una rivendicazione può arrivare anche via internet, «ma in questo caso vorrebbe dire trovarsi di fronte una pericolosa organizzazione di alto livello, data la difficoltà a nascondere le tracce informatiche», è la preoccupazione degli inquirenti.
Nei metodi più recenti dell'area anarchica, le azioni possono essere rivendicata con un documento anche a distanza di tempo. Tipica delle Br, invece, la comunicazione immediata. Con qualche eccezione: a Genova, quando fu rapito Piero Costa (la famiglia degli armatori che ha dato origine alla compagnia crocieristica), primo sequestro per autofinanziamento delle bande armate, si pensò all'anonima sequestri di radice sarda e la rivendicazione «politica» arrivò solo dopo la liberazione dell'ostaggio.
brigate rosseROBERTO ADINOLFI NEL E STATO NOMINATO DIRETTORE GENERALE DI ANSALDO NUCLEARE Brigate RosseROBERTO ADINOLFI
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