DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI…
1. NAPOLITANO: ONOREVOLI DOVETE LAVORARE DI PIÙ
Lavinia Rivara per “la Repubblica”
SI comincia il martedì, se va bene la mattina, se no dopo pranzo, e si “stacca” giovedì pomeriggio. È la settimana cortissima del Parlamento che molti presidenti di Camera e Senato hanno provato senza successo ad allungare, da Nilde Iotti a Fausto Bertinotti, da Luciano Violante a Gianfranco Fini. E anche Renzi nel settembre del 2014 chiese la settimana lunga nel Palazzo. Adesso ad alzare la voce è il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano.
L’occasione è la seduta delle commissioni Esteri riunite di Camera e Senato per l’audizione del ministro Gentiloni. L’argomento uno di quelli che sta molto a cuore all’ex presidente: il processo di integrazione europea. E si parla anche di altri temi caldissimi come la morte di Giulio Regeni e l’emergenza migranti. La seduta comincia poco prima delle 15 e alle 16.30 dovrà essere interrotta perché in aula al Senato si votano le unioni civili.
Troppo poco tempo e Napolitano perde la pazienza: «È un grave fattore di decadenza istituzionale essere costretti a riunirci negli spiccioli di tempo» sbotta. E subito parte l’appello ai colleghi onorevoli «a spendere qualcosa in più delle 30-40 ore che ogni settimana dedicano alla vita parlamentare», e dare uno «spazio serio e decente al lavoro delle commissioni».
Ma quanto lavorano Camera e Senato? Dall’inizio della legislatura (15 marzo 2013) l’aula della Camera ha tenuto 563 sedute uniche (senza distinguere tra mattina e pomeriggio) per un totale di 3034 ore. Ma prendiamo solo l’ultimo anno, il 2015: le sedute sono state 186 e 1077 le ore che, divise per i 254 giorni lavorativi dell’anno, fa poco più di 4 ore e venti minuti al dì. Nel 2014 le ore erano state appena un po’ di meno (1060) ma suddivise in più sedute (210).
Certo non c’è solo il lavoro che si fa in aula tra votazioni, discussioni generali e interrogazioni, c’è anche quello delle commissioni. Ma in ogni caso la media non rappresenta il lavoro del singolo, perché sono molte le sedute in aula e in commissione che vedono la partecipazione di pochissimi deputati, quelli interessati al provvedimento. Solo quando si vota la presenza diventa molto più alta.
Al Senato comunque le ore di lavoro in aula scendono notevolmente. In tutta la legislatura sono state 573 le sedute e1871 le ore. Nel 2015 188 sedute e 655 ore in tutto. Che, divise sempre per 254 , fa appena 2 ore e 57 minuti al giorno.
Dentro queste medie c’è appunto chi lavora molto e chi pochissimo. Secondo le classifiche Espresso-Openpolis la palma dell’assenteismo alla Camera va a tre deputati di Forza Italia: l’imprenditore della sanità Antonio Angelucci (99,4% il tasso di assenze), Marco Martinelli (92,3%) e l’ex tesoriere del partito Rocco Crimi (92,1%). Anche al Senato il record tocca a FI: il più assente è Niccolo Ghedini (98,9%), seguito dal leader di Ala Denis Verdini (87,2%) e dall’ex ministro Giulio Tremonti (81%). Tra gli stakanovisti invece secondo i dati istituzionali c’è la deputata del Pd Cinzia Maria Fontana, col 100% di presenze, e il senatore dem Federico Fornaro (99,8%).
Cosa diversa è l’indice di produttività degli onorevoli calcolato da Openpoli sulla base dell’efficacia dell’azione legislativa. E allora alla Camera al primo posto svetta l’azzurro Francesco Paolo Sisto e al Senato la capogruppo di Sel Loredana De Petris.
2. NAPOLITANO E IL FRONTE DEGLI EX PCI CONTRARI ALLA STEPCHILD ADOPTION
Maria Teresa Meli per il “Corriere della Sera”
Emma Fattorini ha un' aria sognante. La senatrice del Pd che ha sollevato molti dubbi sulle unioni civili è convinta che si possa fare qualcosa per evitare che la legge passi così com' è. Le sue speranze si appuntano su un uomo in particolare: «Giorgio Napolitano - mormora per non farsi sentire dai compagni di partito - è il nostro monsignor Ruini. Non gli piace la stepchild adoption e sta lavorando per cambiarla. Se c'è uno che ce la può fare quello è lui, vedrete. E potrebbero seguirlo in diversi».
Fattorini ritiene che l' ex presidente della Repubblica possa riuscire a fare quello che per lei sarebbe un miracolo: «La sua opinione conta, i senatori lo ascoltano. Forse lui potrà trovare una nuova formulazione su cui coagulare il consenso degli altri». Ed effettivamente nel mondo del Partito democratico che si richiama al Pci non c' è solo Giorgio Napolitano a lavorare contro la legge. Si perché, come i cattolici, anche gli ex comunisti del Pd sono dubbiosi. Più che dubbiosi. Per questa ragione, in realtà, il Partito democratico ha scelto la libertà di coscienza sulla stepchild adoption.
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Perché il dissenso e i mal di pancia sono molto più estesi di quanto potrebbe sembrare a prima vista. Dunque, non solo i cattolici, ma anche i laici hanno dei problemi rispetto alle unioni civili. Nei corridoi di Palazzo Madama si moltiplicano i capannelli di senatori del Pd che esprimono ad alta voce i propri dubbi. L' ex tesoriere del partito, Ugo Sposetti, per esempio, dice che questa è una «legge inutile» e fa capire che potrebbe non votarla: «Vedremo, non so...».
Mario Tronti, un altro ex comunista di rango, ha già manifestato pubblicamente la sua contrarietà. E infatti è uno dei senatori firmatari dell' appello del Pd contro la stepchild adoption. Beppe Vacca, direttore dell' Istituto Gramsci, non è in Senato, ma anche lui la pensa nello stesso modo.
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Questa legge non lo convince affatto. E di renitenti alle unioni civili ce ne sono altri, a Palazzo Madama. Silenti, ma operanti. Già, gli ex pci, al contrario dei loro colleghi cattodem, parlano poco e agiscono molto.
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