TROTA ALL’EGIZIANA - IL FIGLIO DI MUHAMMED MORSI, FRESCO DI LAUREA, VIENE ASSUNTO COME MANAGER DA UNA SOCIETÀ PUBBLICA, E IN EGITTO SCOPPIA IL PUTIFERIO - IL CASO SI AGGIUNGE ALLA LISTA DEGLI ALTRI SCANDALI CHE HANNO GIÀ COMPROMESSO LA CARRIERA POLITICA DEL PRESIDENTE, E FRA DUE MESI CI SONO LE ELEZIONI - PROPRIO PER EPISODI SIMILI È STATO DESTITUITO MUBARAK - IL RAMPOLLO ALLA FINE HA DOVUTO RINUNCIARE...

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Francesco Battistini per il "Corriere della Sera"

AAA primaria società pubblica offre impiego a tempo indeterminato a figlio del capo dello Stato. Astenersi perditempo: ovvero tutti gli altri egiziani. L'annuncio non è mai stato pubblicato - anzi, tutto era passato alla chetichella -, ma l'assunzione c'è stata, eccome. Rapidissima e clamorosa: Omar Muhammed Morsi, quarto dei cinque figli del presidente, laureato da un annetto in economia alla non prestigiosissima Zagazig University (posto 2.864 nelle graduatorie mondiali), qualche giorno fa aveva bruciato centinaia di candidati. Aggiudicandosi poltrona e stipendio di manager alla Hcaan, la holding governativa che gestisce l'aeroporto del Cairo.

«Queste sono le cose per cui abbiamo cacciato Mubarak!», è subito comparso un cartello davanti al ministero dei Trasporti. Tweet indignati, giornali scatenati in un Paese con la disoccupazione ufficiale al 13%: alla fine il giovane Omar, grigliato sulle polemiche come un Trota qualunque, ha dovuto rinunciare.

I figli son pezzi di cuore, si sa, che possono mandare a pezzi le carriere politiche. Specie nella morale che ha accompagnato al governo i signori della rivolta araba, in Egitto accesa anche dai favoritismi riservati ai rampolli di Mubarak, Gamal e Alaa, tutt'ora sotto processo. Non è detto che il passo indietro di Morsi jr sia sufficiente, a due mesi dalle sempre più traballanti elezioni: la procura generale del Cairo, già in aspra contesa coi Fratelli musulmani, ha aperto un'inchiesta sul premier Hisham Qandil.

Si vuol capire come il giovane Omar sia stato selezionato, privo d'esperienza e con un modesto curriculum, e se il mensile fosse davvero quello dichiarato (97 euro, uno stipendio medio) o non, piuttosto, la principesca paga di 3 mila euro, benefit e viaggi all'estero compresi, rivelata da alcuni giornali. La polemica si fa politica: un consigliere salafita di Morsi, Khaled Eddin, dimissionato per abuso d'ufficio, in tv ha detto fra le lacrime di non aver «mai preso un centesimo della presidenza, perché noi siamo diversi dai Fratelli musulmani», né d'avere mai «piazzato il figlio» o d'avere portato la famiglia al mare coi soldi pubblici (riferimento a un altro scandalo che ha investito Morsi).

I più puri che epurano i puri: è questa l'ossessione dei nuovi e rinnovati governi arabi, sorpresi non di rado fra nepotismi e nipotine, favori dispensati e lavori dirottati. Coi vertici jihadisti del grande partito islamico marocchino, Pjd, filmati tempo fa mentre intascavano una tangente da un imprenditore di giocattoli. Col ministro degli Esteri tunisino, Abdessalam, appena impallinato per le scappatelle con l'amante in un hotel pagato dallo Stato. Coi figli del presidente palestinese Abu Mazen, Yasser e Tarek, che i rivali di Hamas sono tornati ad accusare per un bel po' di milioni di dollari (200) spariti dagli aiuti internazionali.

«Aiutare i propri parenti è contro il principio d'eguaglianza sancito dalla Costituzione», ricorda a Morsi uno dei leader giovanili di piazza Tahrir, Bishoy Asaad. Dicono che il nuovo Faraone - lui che si vanta d'essere andato a scuola sul dorso d'un asino e che, guai a dire first lady, chiama la moglie «la prima servitrice» dell'Egitto - dicono che Morsi sia intervenuto di persona, per annullare l'assunzione del figlio.

«Quando ho fatto il concorso per il posto, sapevo che sarei stato attaccato», ha commentato il giovane Omar su Facebook. Aggiungendo scoraggiato: «La domanda ora è: come posso trovare un lavoro nel mio amato Paese?». Di questi tempi, per la verità, se lo chiedono in molti.

 

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