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Video di Veronica Del Soldà per Dagospia
Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia
Testo di Francesco Persili per Dagospia
«Tu albeggi, noi (tutti noi registi italiani) tramontiamo». Le parole di Mario Soldati rivolte a Vittorio De Sica dopo l'uscita di Ladri di Biciclette, la bici di Lamberto Maggiorani accanto all'Oscar vinto per il film, e la camminata strana di Enzo Staiola, o meglio, Bruno Ricci, che te lo trovi lì, sorridente accanto a Christian De Sica, non sono solo residui di immaginario neo-realista ma una piccola galleria delle suggestioni offerte dalla mostra "Tutti De Sica". Il piano sequenza all'Ara Pacis per la vernice della prima grande rassegna dedicata al cineasta coglie la Roma cinematografara nel suo mood più mondano, tra il futile e il dilettevole.
Ciak, si gira con Francesco Rosi, i fratelli Vanzina e Carlo Verdone, che arriva in motorino. A rendere omaggio al "comunista in panama" che aveva fatto la veglia a Togliatti ed era finito tra le braccia dell'attrice Maria Mercader, sorella di Ramon, l'assassino di Trotsky, Ramon, c'è anche Fausto Bertinotti. Alemanno, invece, evoca il maresciallo Carotenuto di Pane, amore e fantasia («un ricordo indimenticabile: sono cresciuto in una famiglia di militari...») e definisce «doverosa» la mostra su De Sica, omaggio a una persona «che più di altri ha raccontato l'Italia attraverso il cinema e grande esempio di umanità ».
In mezzo alle f-icone sexy delle commedie vacanziere anni '80, Eleonora Giorgi e Antonellina Interlenghi, non possono mancare Mara Venier fasciata in un abito color smeraldo e il nuovo simbolo del giornalismo antiberlusconiano, Massimo Giletti, con borsa e tenuta da runner (si allena a scappare se vince il Cav.?). In quota ago&svago, Renato Balestra che ciondola in mezzo ad una pattuglia di facce da cinema e damazze impegnate da mane a sera a presenziare il presenziabile.
Sui 24 schermi passano spezzoni di film e interviste (realizzate da Mario Canale, fra gli altri anche con Martin Scorsese e Clint Eastwood) mentre Aurelio De Laurentiis in compagnia della moglie Jacqueline compulsa foto, manifesti e memorabilia della mostra. «Vittorio De Sica è un prototipo irripetibile, un fuoriclasse in grado di interpretare qualsiasi ruolo che non può essere paragonato o avvicinato a nessun altro. Nella storia del cinema è un unicum».
Uno e centomila. Attore, regista, sceneggiatore, chansonnier (lo Chevalier italiano...) giocatore incallito e umorista di vaglia. Tre figli, quattro Oscar. «Con il neorealismo ha affrancato la nostra immagine all'estero. Era di Sora ma era come se fosse nato a Londra o New York. Con lui siamo tornati ad essere "italiani, brava gente», scolpisce "O' presidente" che si inebria ripensando alle emozioni della prima de Il Boom con tuffo di rito nella nostalgia per l'atmosfera dei Sessanta tra voglie matte e contestazione.
Vellicati dai figli (Emi, Manuel e Christian) e chiusi in un baule con i "vestiti da attore", un bricolage di ricordi raccontati anche dagli abiti di scena e dai ritagli delle recensioni teatrali collezionate dal padre di Vittorio, Umberto che l'aveva incoraggiato a lasciare un posto fisso alla Banca d'Italia per seguire il suo sogno di artista. Mentre da un vecchio giradischi partono le note di Parlami d'amore Mariù, De Laurentiis si sofferma sulla «grande eleganza» del cineasta. Ed è proprio questa «la caratteristica che ha ripreso il figlio Christian, un uomo garbato, curioso, in grado di interpretare qualsiasi ruolo».
Il talento, come l'eleganza, è una questione di geni. Ma chi era Vittorio De Sica? «Un attore camaleontico che ha iniziato a 16 anni come attore ne «Il processo Clemenceau» con la diva del cinema muto, Francesca Bertini e ha attraversato la storia del cinema facendo ogni genere di film», Christian De Sica ringrazia tutti e, prima di scappare a cena, annuncia il rinvio dello show in stile Studio Uno inizialmente previsto in primavera su Rai 1.
Resta la grande emozione nel vedere la mostra dedicata a suo padre: «In questa Italia che facilmente dimentica tutto, sono contento perché ragazzi dell'età di mio figlio potranno conoscere ciò che ha fatto Vittorio De Sica». L'uomo che, con Umberto D., ha fatto piangere Charlie Chaplin e con Ladri di Biciclette - Martin Scorsese dixit - ha rivoluzionato la storia del cinema.
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