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Stefano Montefiori per www.corriere.it
Spostare la Gioconda e prestarla ad altri musei, in Francia e nel mondo? Il direttore del Louvre e molti esperti sono assolutamente contrari ma la ministra francese Françoise Nyssen pensa che sia una buona idea: il modo simbolicamente più efficace per dimostrare che l’Arte e la Cultura non sono di casa solo a Parigi.
LA RICHIESTA DI LENS
Il 4 dicembre 2012 il Louvre ha aperto una sua nuova sede a Lens, nel Nord della Francia. Un modo per usare al meglio l’immenso deposito di opere d’arte del più grande museo del mondo (che solo in minima parte vengono esposte al pubblico), collegato alla volontà politica di decentralizzare le istituzioni culturali tradizionalmente impiantate a Parigi.
In base alla stessa filosofia, nell’autunno scorso il presidente Emmanuel Macron ha inaugurato negli Emirati arabi il Louvre Abu Dhabi. Portando alle estreme conseguenze questa politica, il Louvre-Lens chiede alla casa madre di potere ospitare, almeno per una esposizione temporanea, il pezzo più pregiato, il dipinto più prezioso del mondo: la Gioconda di Leonardo da Vinci.
I TIFOSI
Portare la Gioconda a Lens è diventata una sfida che coinvolge tutta la città nel dipartimento Pas de Calais, a pochi chilometri dal confine belga. A gennaio i tifosi della squadra di calcio del RC Lens, prima del fischio di inizio, hanno dispiegato sulla tribuna dello stadio una gigantesca immagine della Gioconda.
PERCHÉ SÌ
La ministra della Cultura Françoise Nyssen dice che portare la Gioconda prima a Lens poi altrove è un modo per «lottare contro la segregazione culturale. Perché i capolavori devono restare confinati a certi luoghi e non essere accessibili a tutti?». Quanto ai dubbi dei tecnici, che temono danneggiamenti a un capolavoro inestimabile, la ministra risponde che «abbiamo avuto la stessa reazione quando è stato proposto di fare viaggiare l’arazzo di Bayeux». E Macron lo ha già promesso all’Inghilterra per il 2022.
PERCHÉ NO
Bisognerebbe trovare una compagnia assicurativa disposta a garantire per l’opera, e ancora di più i musei dovrebbero trovare i soldi per pagare una polizza che sarebbe carissima. Quando se ne parlò una prima volta nel 2013 Jean-Luc Martinez, il direttore del Louvre, dette un parere senza appello: «La Gioconda non lascerà mai Parigi per essere esposta al Louvre-Lens, perché è troppo attesa dai turisti di tutto il mondo che ogni anno vengono a Parigi per ammirarla». L’argomento più importante sembra però essere quello tecnico, legato al rischio di un deterioramento dell’opera. Nella prima metà del Cinquecento, a Firenze, Leonardo ha dipinto la Gioconda non su tela ma su legno, un sottile strato di pioppo, che nei secoli si è leggermente incurvato e presenta già un piccolo cedimento all’altezza dell’occhio sinistro. La Gioconda è protetta da una teca trasparente che la protegge dagli sbalzi di temperatura, e per evitare rischi non viene mai spostata neanche all’interno del Louvre. L’anno prossimo il museo dedicherà un’esposizione speciale a Leonardo da Vinci, ma la Gioconda non ne farà parte proprio per evitare di trasferirla da una stanza all’altra.
La decisione
Alla fine le considerazioni politiche potrebbero prevalere su quelle tecniche, come è già successo in occasione degli ultimi viaggi della Gioconda. Contro il parere degli esperti, negli anni Sessanta l’allora ministro della Cultura André Malraux la fece esporre a Washington e a New York, e nel 1974 la Gioconda fu trasportata — senza grossi danni — a Tokyo e Mosca.
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