Marco Giusti per Dagospia
Con la grazia di un Dio
Mentre procedono con pieno successo di pubblico – tutti trentenni - le due rassegne, a Milano “Le vie del cinema” e a Roma “Venezia a Roma”, con i film veneziani portati a Roma, ieri ho visto al Farnese di Roma “Con la grazia di un Dio”, buona opera prima di Alessandro Roja con Tommaso Ragno protagonista, stasera si può scegliere alle 21 tra “Una spiegazione per tutto” di Gabor Reisz al Barberini e “L’invenzione della neve” di Vittorio Moroni al Farnese, non posso non segnalarvi l’arrivo sui Mubi di una perla come “Vera” di Tizza Covi e Rainer Frimmel (“La pivellina”, “Mister Universo”), il film dedicato a Vera Gemma che tanti premi ha vinto in giro per il mondo.
VERA - IL FILM DI VERA GEMMA NEI CINEMA FRANCESI
Ben due a Venezia, il premio miglior regia a Orizzonti e migliore interprete femminile alla stessa Vera Gemma, e ben tre agli Austrian Film Awards, miglior film, miglior regia e miglior montaggio. Film, documentario, fiction? “Vera” è un po’ di tutto. Ma diciamo subito che non è facile per i figli d’arte. Nella scena più forte di questo duro, ma anche tenero, sensibile, commovente “Vera”, ritratto di Vera Gemma con una fiction che ne racconta più l’anima che la vita, vediamo Vera e la sua amica Asia Argento, altra figlia d’arte, omaggiare la tomba dello sconosciuto figlio di Goethe, che recita appunto come iscrizione “figlio di Goethe”, non degno cioè nemmeno di un suo nome proprio, di un volto, di un anno di nascita e uno di morte.
VERA IL FILM SU VERA GEMMA
Proprio pochi giorni fa abbiamo visto nel bellissimo film sulla lucha libre mexicana, “Cassandro”, il “Figlio del Santo”, privato di nome e addirittura di volto, visto che non si leva mai la maschera d’argento. La chiave del figlio sconosciuto di Goethe che nessuno conosce e conoscerà mai, è una delle chiavi per capire il dramma profondo di Vera e i suoi goffi tentativi per liberarsi dal peso del confronto continuo col padre celebre, il bellissimo Giuliano Gemma alias Montgomery Wood, il Ringo della nostra infanzia. Immagine irraggiungibile per chiunque. Figuriamoci per una figlia che ha deciso, a differenza della sorella Giuliana, di lavorare nello spettacolo. E che quindi si sentirà dire a ogni provino l’inevitabile “Ma tu sei la figlia di Giuliano Gemma?”.
VERA IL FILM SU VERA GEMMA
Cresciuta nel mito dei personaggi e dei film del padre in una Roma che ha profondamente amato quel tipo di cinema, ma anche all’interno di un rapporto con la bellezza del proprio corpo dove ingrassare, racconta Vera, era peggio che drogarsi e dove era possibile operarsi un naso perfetto da bambine solo per assecondare le follie estetiche di famiglia, Vera è un personaggio particolare nel mondo dello spettacolo italiano. Attrice, in qualche film del padre, poi di Dario Argento, poi dei Citti, quando era fidanzata con Franco Citti, poi di Asia, nel suo film d’esordio “Scarlet Diva” ha una clamorosa scena di sesso, passa poi al teatro con “Hot Line”, dove fa la centralinista di una linea hard.
VERA IL FILM SU VERA GEMMA
E, col padre ancora in vita, mette in piedi un documentario su Giuliano Gemma, che monta e rimonta con passione. Gira tra Roma e Parigi, dove farà la spogliarellista, per poi andare a Los Angeles e tornare a Roma. La maggior fortuna la troverà nei reality in questi ultimi anni, dove la sua carica di simpatia, generosità, freschezza, avrà modo di liberarla dal continuo confronto col padre. Con un’immagine volutamente costruita più sulla bellezza da trans, come dice anche nel film, che su quella delle brave ragazze normali, stride il suo candore con questa immagine un po’ aggressiva. Ma è la sua potenza, la sua forza e la sua identità.
VERA IL FILM SU VERA GEMMA
Per non parlare dei suoi rapporti continuamente perdenti con gli uomini. “Mi ha rovinato papà”, dirà a un certo punto alla sorella guardando i filmini di famiglia, “troppo bello”. Come fai a trovare dei maschi all’altezza del padre? Nel film, dove la seguiamo in giro per Roma con il buffo autista Walter, Walter Saabel, passa dalle mani di uno pseudo regista sfruttatore a un truffatorello di borgata, Daniel De Palma. Con quest’ultimo, fresco vedovo con figlio a carico, Sebastian Dascalu, pensa quasi di costruire una famiglia. In tutto questo la vediamo frequentare la sorella Giuliana, amici storici, come Asia Argento (strepitoso quando cantano “Te possino dà tante cortellate”), ma anche una celebre trans del cinema, Alessandra Di Sanzo, già protagonista di “Mery per sempre”, il suo agente, Angelo Perrone. Tutto reale e tutto vero ma anche tutto scritto, diretto e interpretato.
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Quel che viene fuori è Vera con il suo carattere e la sua identità. Vittoriosa anche nella sconfitta. Finalmente libera. Occhio che su Mubi trovate anche “Unrelated”, opera prima della sofisticata e molto amata dai festival Joanna Hogg, sorta di ritratto dell’alta borghesia inglese in vacanza in Toscana, così precisa, scrive Deborah Ross di “The Spectator” che “è doloroso guardarli”, con Kathryn Worth e Tom Hiddleston.
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